Class action nel processo fiscale : L'azione collettiva va limitata alle questioni di diritto

 

Anche in Italia la cultura della class action (o meglio dei ricorsi collettivi) sembra prendere forza. La Cassazione difatti preme sull'acceleratore in fatto di class action nel processo tributario.

In particolare, la Suprema Corte ha ammesso il ricorso cumulativo dei contribuenti che propongono la stessa questione di diritto. Difatti, la recente sentenza n. 21955 del 27 ottobre 2010 è andata in controtendenza rispetto ad alcune decisioni della sezione tributaria di Piazza Cavour con le quali erano stati dichiarati inammissibili i ricorsi cumulativi di alcuni professionisti che chiedevano il rimborso dell'Irap.

Nelle brevi motivazioni il Collegio di legittimità nega che ci sia un contrasto di giurisprudenza. Ma, di fatto, andando ad analizzare i singoli casi esaminati dai giudici della Suprema Corte, le decisioni prese sono discordanti. Solo quest'anno le conclusioni cui sono giunti i giudici di legittimità sulla class action sono almeno due. Quella di ieri secondo cui il ricorso, fondato esclusivamente su questioni di diritto (e non di fatto) è ammissibile anche quando è cumulativo. E, almeno altre due dei mesi passati (sentenza n. 10578 e 14378) secondo cui la class action fiscale è ammessa solo in casi di identiche questioni di fatto e di diritto. In particolare nella sentenza n. 14378 di giugno scorso la sezione tributaria aveva affermato, in cui caso di richiesta cumulativa di rimborso Irap, che «nel processo tributario le ipotesi di litisconsorzio necessario e facoltativo ricorrono quando si sia di fronte ad un unico atto impositivo dal carattere unitario, coinvolgente, nella unicità della fattispecie costitutiva dell'obbligazione, una pluralità di soggetti, dovendo essere proprio gli elementi comuni ad essere posti a fondamento del ricorso proposto da uno dei soggetti obbligati. La indispensabilità di un concreto nesso tra l'atto di imposizione e la contestazione del singolo contribuente richiede necessariamente che ricorrano questioni di fatto comuni, che non siano soltanto uguali astrattamente ma consistano anche in un identico fatto storico». Insomma applicando questo principio Suprema Corte aveva dichiarato giudicato inammissibile il ricorso cumulativo di alcuni liberi professionisti che chiedevano il rimborso dell'Irap. Solo quindici giorni dopo la Cassazione ebbe il primo ripensamento, rafforzato dalle motivazioni depositate ieri. Infatti con la sentenza n. 15582 del 1° luglio affermò che «il ricorso cumulativo contro una pluralità di sentenze emesse in materia tributaria, anche se formalmente distinte perché relative a differenti annualità, è ammissibile quando la soluzione, per tutte le sentenze, dipenda da identiche questioni di diritto comuni a tutte le cause, in modo da dar vita ad un giudicato rilevabile d'ufficio in tutte le controversie relative al medesimo rapporto d'imposta».

Ci si domanda a questo punto se la sezione tributaria non prenda coscienza del contrasto di giurisprudenza ed invii gli atti alle Sezioni unite per una soluzione uniforme su un problema piuttosto delicato come la class action. Questo comporterebbe una grossa facilitazione per i contribuenti, come i moltissimi professionisti che chiedono il rimborso dell'Irap.

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